Spokom - Sporadike Komunicazioni - Petrivelli Stefano

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Le motivatissime esportazioni sentimentali

 

Tutti troppo impegnati
a diffendere la territorialità
della proprio felicità.
Tutti molto ben disposti
ad esportare sensibilità
a distanze non inferiori
a 7000km da dove si abita
come se donarla a qualcuno
che si ha vicino e che può ricambiarla anche
sia cosa di minore valore
e sminuisca tale virtù di cui
in molti si fregiano
ma in pochi possiedono veramente.
Come se per sentirsi veramente bene
si debba sempre passare sulle infelicità
altrui.
Bisogna sentirsi dire quanto qualcuno
sta più male di noi
per sentirsi meglio con noi stessi.
Per sentirsi maggiormente appagati
dalla vita.
Mi domando quanto infima sia la nostra "razza"
o più che altro mi chiedo in quale schifezza
di società nichilista siamo costretti "ad essere".
Attraverso quale sorta di razzista filosofia
siamo costretti a ragionare
quando si continua ad ignorare puntualmente
chi si rapporta con noi.
Quando gli si da il nostro disprezzo.
La nostra inspiegabile indifferenza.
E non c'è contrappasso che tenga
né giustizia che valga.
Specialmente se divina.
L'unica è quella stupida e sommaria
di cui non sono affatto amico ne conoscente.
La vittoria del sensibile sta nell'essere sensibile.
Non nella vendetta, non nelle ritorsioni,
ma nel suo lento ed inesauribile
donarsi agli altri.
Quegli altri
che ancora dopo anni se lo meritano.
Roma 15-04-2009  

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