Non fare come al solito tuo. Dammi tempo per un altro atto della mia commedia. Donami il mio tempo. Non sottrarmelo con ingannatori metodi. Parlo al contrario. Pressando le dita sulle tempie degli altri cerco di risvegliare nelle loro menti la luce ormai perduta. E non mi credo nessuno. Non sono un mandante celeste del niente. Sono solo uno che vaneggia. Solo nelle mie mentali scorribande mi accingo a ridere di me stesso ogni volta che guardo nello specchio l'immagine consunta della mia fragile esistenza. Ogni volta che mi guardo dall'esterno. Ogni volta che non sono me stesso. Ogni volta che non so quale sia il mio sapore al palato. Ogni volta che la gente mi identifica sbagliando. Ogni volta che tutto è perso e nulla può essere ricomposto o riavuto come in origine. Ogni volta. Ciclicamente sbagliamo ogni giorno. Ogni giorno le nostre anime piangono per noi. Ci dicono e ci avvertono. Ma noi siamo tutti portatori di handicap uditivi. Siamo tutti presi da noi stessi da non accorgerci di quanto ci facciamo male da soli. Siamo solamente parodie dell'esistenza. Questo ci piace. Lottiamo ogni giorno per una nostra dimensione che viene continuamente invasa con la presunzione degli altri. Con il loro disprezzo ci rendono coscienti di non poterci [fidare di nessuno. Siamo soli e ci incontriamo raramente. Non abbiamo cerca persone con cui rintracciarci a vicenda. Il nostro sensore è la fortuna. Solo così ci vediamo e conosciamo. Solo così ci rendiamo conto che non siamo poi tanto soli. Solo così. Ma la fortuna bussa solo al cuore di chi l'aiuta. Solo al cuore di chi l'accetta. Solo al cuore. E bisogna inumidirlo di continuo perché si inaridisce facilmente grazie alla nostra stupidità . Grazie alle nostre convinzioni che tutto sia nulla. E il mio contraddire è normale. Normale per un folle che non sa cosa sia il decidersi. Non fare nulla è meglio di fare tutto. Il non fare niente è il mio gesto supremo con cui do un calcio in culo alla vita dalla quale non m'aspetto niente perché è niente quello che io gli do.
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