Non voglio entrare nel paradiso dei normali. Preferisco di gran lunga il mio inferno personale!

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Repetita iuvant

La vita è una donna che straparla.
Sinceramente
a me non va più di sentirla.
Ripete sempre
le solite frasi scontate
e prive di intelligenza.
Parla e si ascolta da sola.
Ed io sono stufo.
Stufo di inseguirla.
Di subirla.
Di recitarla
secondo un copione
scritto chissà da chi.
Di assecondarla.
Di pregarla.
Di pagarla
per ogni piccolezza
a noi concessa.
Di difenderla.
Di sopportarla.
Di perdonarla
per ogni torto
da noi subito.
Di glorificarla.
Di santificarla.
Di assolverla
per ogni amico
che ci ha ammazzato.
Di consolarla.
Di cullarla.
Di rassicurarla
ogni qualvolta si dimostra
totalmente incerta nell’avanzata.
Di assicurarla.
Di rimembrarla.
Di processarla
quando si dimostra
per l’ennesima volta sleale.
Di salvarla.
Di preservarla.
Di sognarla
spesso diversa da quello
che è attualmente.
Di sostituirla.
Di fotterla.
Di sfotterla
quando fa fin troppo la ganza
e non se lo può permettere.
Di estenderla.
Di sopprimerla.
Di interrogarla
in terzo grado quando rimango
al buio della mia stanza roteante.
Di promuoverla.
Di affittarla.
Di abitarla
in quanto essere
messo controvoglia in questo mondo.
Di sudarla.
Di separarla.
Di ottimizzarla.
Di osteggiarla.
Di proteggerla.
Di prestarla.
Di prostrarla.
Di affossarla.
Di dosarla.

Insomma
in sostanza sono stanco
di viverla.
O meglio di viverla in questa maniera.
Per i sopraccitati motivi
e per tutti quelli che vi ho
gentilmente risparmiato.