Non voglio entrare nel paradiso dei normali. Preferisco di gran lunga il mio inferno personale!

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Preghiera

Graficamente assai distante.
Culle vuote
e infanti scappati
alle grinfie di mamme
molto poco materne
che di dolce e
comprensivo non hanno
nulla.
Niente è quello che ripropongono
di fare.
Niente.
Come il battere incessante di una tastiera
che compone lettere all’uranio impoverito.
Vado a capo solo quando ne sento
la necessità.
Non rispetto metriche come regole
da superare
e anche se suona male
a me non dispiace.
Puristi della voce
e della lettera
messi a confronto con
“i puri” nell’anima
non reggono affatto l’impatto.
So solo che mediamente non ci sto.
Le scritte su di un muro bianco
valgono quanto
le prime esperienze
che uno raccoglie.
Le prime monete
che ti danno come elemosina
in un angolo buio di una piazza.
Solo e febbricitante.
Vorticosamente flashato
e lasciato a marcire
in un martirio
di impotenza
che resta al mio interno
latente
e come se fosse energia nascosta
e sempre pronta ad esternarsi
nei momenti più difficili
dell’esistenza.
Così parlò chi ti pare.
Amen.