Non voglio entrare nel paradiso dei normali. Preferisco di gran lunga il mio inferno personale!

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Mors tua laetitia mea

L’odio non è passeggero
e forse neanche la solitudine
Le malate giornate di Marzo
imprevedibili
generano oceani di tristezza
incommensurabili
Pressione comprime tempie ataviche
memori di retaggi millenari
Alterati cinque sensi adulteri
scacciano un coraggio minimo
strappato con forza
alle mani accidiose della disperazione
L’estensione della nostra anima “a salve”
spaventa i corvi della morte oculare
pittorica
Sagoma spirituale sconosciuta
impressa in retina pochi attimi fulminei
Il resto non si da… mai:
sepolto in cimiteri di tasche al verde
rimane invariato
L’incontinente voglia di essere
altro
o perlomeno altrove
difficilmente trova dighe
Ostacoli alla violenza acquosa
NeraSalmastraComePeceOleosa
corrodente sogni di normalità
La cadente neve oscillante
dona silenzio rivelatore
ammantato di soluzioni inaspettate
Un finale di passi sganascianti
che scendono isterici
per i declivi della vita