Non voglio entrare nel paradiso dei normali. Preferisco di gran lunga il mio inferno personale!

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Appartenenza

Capelli lunghi sporchi.
Odio immacolato.
Feticismo altruista.
Solidità dell’apparenza.
Tastiere senza le u accentate.
Fai copia e incolla
del tuo cervello ormai andato.
Mettilo in mirror con il tuo
bassoventre.
Odia tutte le schede madri fasulle
che non hanno l’overclock al cuore.
Siamo processori ormai smunti.
Ricchi di barba sopracutanea che
non ci permette di vedere.
Pieni di residui
notturni
che ostruiscono il nostro
apparato visivo.
E non solo.
Astio morbido
simile ad un budino freddo,
gelato:
alimentato da turbine ad aria fredda,
sostenuto dal vento glaciale che pompa
nei nostri alveoli.
È una notte buia e non c’è mezzo di
scamparla.
C’è la speranza torbida
che lotta inutilmente
con la spietata nitidezza della
superficialità e della sfrontatezza.
Immotivati sentimenti sorgono
dal nulla:
da una montagna di detriti chiamata
“esistenza”.
Epoche in cui non vorresti vivere
ed altre che non vorresti assolutamente
visionare.
Soddisfazione nell’immobilità dell’essere
e frustrazione del successo e della
facilità nel raggiungerlo.
Piacere nel lavoro ed ansia nel
trascorrere troppo tempo libero.
Ribaltoni che riportano tutto allo stato
primordiale.
Origine di un tempo
atavico, superato,
al quale, senza vergogna alcuna
appartengo fieramente.