Non voglio entrare nel paradiso dei normali. Preferisco di gran lunga il mio inferno personale!

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Un volto nuovo

Una nuova odissea intrisa di eventi.
Grosse mareggiate: la perversità degli uomini
alimenta la burrascosa energia di onde docili.
Silenzio. Alternarsi di flebili aliti, respiri ansimanti,
gocce su gocce di sudore alpino.
Lande dal colore rossiccio, terra bruciata regnante nei canyon.
Un arabico giallo intenso color dell’oro
ubriaca menti sognanti che invocano con desiderio
il nome del compassionevole e misericordioso Dio!
Un’incantevole pasto nudo, consumato tra facce
“dissimili” portatrici dei tratti e delle spaccature della propria
terra-identità, sofferenze come testimonianza storica.
Speranze come sogni per un futuro
in cui l’anima avvelenata delle “nazioni”
venga restaurata ritornando magnifica,
conservando i suoi dolori come esempi per un “Mai più!”.
Conservando un cuore di fiamma all’interno di
una caverna gelida garante di longevità
abbiniamo in un sol corpo e spirito gli opposti.
Lotte intestine: magma di rivalsa, ribellione ed intifada.
Vento che sospinge nuvole di odio,
oro scuro stagnante sulle rive di mari “innocenti”.
Prendon fuoco arbusti secolari che apparentemente
sembran muti: un nuovo “elemento divino” ci parla
“dall’alto”
ricordandoci la bellezza delle foglie in autunno:
“Distoglietevi dai $oldi. Amatevi ed amate la vita!”.
Un letto di foglie leggere arde ogni giorno
ed ogni dì uno di noi perde il suo “giaciglio”
dove riposare.
Il suo mondo onirico in cui “sognare e sperare”.
Vaga lo sguardo all’orizzonte:
quella linea frastagliata, continua ma nervosa,
che ispira salmastra
un canto nuovo,
un rispecchiarsi di cielo terso e di un volto vuoto.
“Vuoto” nel senso di libero:
purificato da preconcetti,
mente calma come l’acqua e distante come la luna.
Un nucleo in rivoluzione, comprendente elementi,
fondente maldicenze, improperi maldestri,
snobismo da fighetti.