Non voglio entrare nel paradiso dei normali. Preferisco di gran lunga il mio inferno personale!

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Morto

Morto.
Deserto di farina di tapioca.
Banane fritte.
Ortaggi rinsecchiti.
Ottimo gusto per il macabro.
Necrofagi moralisti.
Nichilisti amanti dei valori.
Atei adoratori di Dio.
Sacramenti dissacrati.
Ottimizzazione dello schermo.
Alte risoluzioni per voli
sopra baratri oscurati
da pixel scarsamente definiti.
Dossi perenni.
Ghiaccio effimero.
Dune modellanti distese
fatte di sabbia solida.
Composizioni insolite miste a menti
che elaborano cose solite.
Morbose.
Noiose.
Per niente accattivanti.
Simbiosi di circuiti malati.
Idiosincrasie nate in seno
ad una commistione di stili
che comunicano con diversi protocolli
incompatibili tra di loro.
Solitudine fatta di ansia.
Decessi fatti di sublime bellezza:
morte in apparenza.
Vita estrema nella sostanza.
Occorre un paradiso artificiale
per mascherare la sostanza di ‘sto
inferno fatto di automobili ronzanti.
Sinteticamente penso che tutto
si giochi in un campo che ha poco di umano
e molto di sintetico.
Non sintetizzo clorofilla.
Non mangio sostanze nocive erbacee.
Modello di defunto messo in auge
dalla sua morte prematura.
Prega su una tomba fatta di superbia.
Prega e dispensami dal castigo estremo.
Arrivederci alla prossima volta
in cui ho voglia di morire.