Non voglio entrare nel paradiso dei normali. Preferisco di gran lunga il mio inferno personale!

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G negativo

Immaginare di essere appesi
al soffitto di legno marcio
di una fatiscente casa-catapecchia.
Più che appesi, affissi come cartelli
pubblicitari all’ingiù
Affissi con chiodi lunghi e fini
che non ce la fanno a trattenere
le doloranti carni:
scivolando verso il basso
sentendo l’acciaio freddo
sfilarsi in un dolciastro dolore scarlatto
Il pavimento è la salvezza
Quell’attimo di schianto
sopraffino e immutabile
in cui tutto esploderà
In cui schianto è libertà
In cui fracassamento d’ossa
non è altro che porre fine alla condizione
di groviera-puntaspilli che piace tanto
ai nostri torturatori mediatici
in poltrona
Distillatori di sangue gocciolante
Sintetizzatori di droghe
da dna replicato-incattivito
Inoculatori di veleno visivo
tra il violaceo ed il rosso-sangue-e-merda
Promulgatori del fascismo-inscatolato-telesivo-multidiffuso
Da centro commerciale
Da consumo-eccessivamente-indotto
Da soddisfazione-delle-proprie-voglie-e-tutto-il-resto-sti-cazzi
A dividerci dalla liberazione sta
quella lega metallica che si ritrae lentamente
Mille corpi estranei dotati di fredda vita
Mille nemici ossuti e presenti in ogni istante
Mille varicellosi stimoli profondi
provocanti brividi da paura di sopravvivenza
Tutti contro…
Compreso l’odioso attrito del sangue rappreso
e dei muscoli in tensione…
Unica complice: l’amica gravita
che lentamente ci accompagna a piccoli passi
verso l’atterraggio supremo
Verso la totale perdita di sensazioni fisiche
Verso la rinascita della voglia
Ardore-spirituale-multicolore-privo-di-bandiere