Non voglio entrare nel paradiso dei normali. Preferisco di gran lunga il mio inferno personale!

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Il lavoro hanno detto che nobilita… e che rende addirittura liberi…

Premesso ovviamente che si riesca a sopravvivergli

Non posso immaginare
il dolore da voi provato.
Posso solo piangere
di quelle lacrime pesanti
che non andrebbero
versate
a vent’anni
Posso solo commuovermi
di fronte alle vostre
testimonianze
dai più inascoltate.
Ignorate.
Quei pochi che le inoculano
portano in sé
quella dose di veleno
spartita
condivisa
sperando che vi possa essere
d’aiuto.
Quella morte bianca
che di puro ha molto poco
mi suona di macabro
pianoforte
diffondente note gravi
prive di ripresa tonale ottimistica.
Vi ammiro per il vostro
coraggio
che vuol dire speranza.
Per la vostra forza
che di secondo nome fa
risolutezza.
Per le mille prigioni
del lavoro precario
io invoco la giustizia di un
Dio
che spero non ci abbia
dimenticato.
Invoco lo spirito forte
che è in voi
come nuovo vendicatore
delle giustizie mai ottenute
che per sempre su questa terra
verranno sicuramente
ignorate.